La mia testimonianza circa la vita e la santità di Don Rubbi è molto semplice. Si tratta di ricordi della mia infanzia dopo la fine della seconda guerra mondiale, dovuti alla memoria della nostra comunità cristiana di Sorisole come li ricordo.
Si parlava molto di lui come una presenza discreta che permeava la vita delle nostre famiglie, strette attorno alla vita liturgica e devozionale tipica del tempo pre-conciliare. Era il nostro “santo”, che faceva parte integrante della nostra vita, ancor più nella ricostruzione dell’Italia distrutta dalla guerra, faceva parte di molte famiglie impoverite e sofferenti per la morte di familiari e parenti.
Circolavano storie, fatti, aneddoti sulla fama di santità e venerazione trasmesse oralmente, in modo che tutti ricorrevano a Don Rubbi per qualsiasi necessità o difficoltà. Era insomma il nostro “Santo” di casa. Ci raccontavano della venerazione e stima che molte persone semplici e pure nobili, perfino principesse avevano per lui. Ci dicevano di principesse che lo avevano visitato ricorrendo alla sua intercessione e così via. Infatti, si sapeva che Don Rubbi era conosciuto non solamente in Lombardia e nella diocesi di Bergamo ma in molte regioni italiane.
Il sacrista del tempo mostrava con orgoglio a molte persone e a noi ragazzi alcuni paramenti di grande valore e bellezza donati alla chiesa di Sorisole come segno di riconoscenza da parte di persone benestanti.
Si aveva l’impressione che Don Rubbi fosse più santo e importante di S. Pietro e S. Alessandro, patroni della nostra parrocchia. Era un alone quasi mistico intorno alla vita e santità di Don Rubbi che esercitava un fascino speciale in tutti noi ragazzi ma anche negli adulti. Come chierichetto dal 1949, con altri compagni ci sentivamo privilegiati nel contemplare i bellissimi paramenti ben piegati nei cassetti degli armadi della sacristia e usati solamente nelle grandi feste liturgiche e patronali della parrocchia. In questo contesto si ascoltavano storie e aneddoti che ci lasciavano stupiti e attratti dalla memoria del santo di Sorisole.
Molte persone, donne e ancor più mamme e spose si inginocchiavano innanzi all’altare della Madonna per una preghiera e, poi davanti all’immagine del “Preost Sant” recitavano una preghiera, chiedendo una grazia, accendendo una piccola candela, segno luminoso di fiducia nell’intercessione del nostro “Santo”.
Si comprende così il motivo per cui la nostra comunità cristiana di Sorisole conserva con santo orgoglio la memoria del “Preost Sant” come segno di speciale predilezione del Signore.
Mi auguro che il nostro Don Rubbi “ol Preost Sant” sia sempre un’ispirazione e un segno per le nuove generazioni. Lo sia ancor più per tutti i sacerdoti e persone consacrate. Sia infine una presenza forte che ci aiuti a riscattare la bellezza della vocazione alla fede e alla testimonianza cristiana in un mondo che ci preoccupa e ci interpella.
Padre Vittorio Baggi (Sete Lagoas – Brasile)