Testimonianza e riflessioni di mons. Umberto Midali, Presidente e Arcidiacono del Capitolo Cattedrale
Sorisole, 15 gennaio Marzo 2017
Quando ero ragazzino ascoltavo con interesse ed attenzione i fatti e le espressioni edificanti che mi raccontava mio papà Riccardo di tanti santi sacerdoti che aveva conosciuto nella sua sia pur breve esistenza: imparai da lui il senso di ammirazione e di venerazione verso gli innumerevoli preti che ho in seguito conosciuto via via negli anni, ed in questo l’ho imitato.
A Trescore poi ebbi modo di venerare il mio Prevosto Don Giuseppe Mojoli che conobbi solo negli ultimi mesi prima della sua morte: è stato la fulminea fulgida luce della mia infanzia.
Mia mamma mi parlava di lui frequentemente, lo considerava e me lo dipingeva come un santo; mi raccontava un episodio del tempo in cui io, appena nato, sopravvissuto per miracolo ai travagli di un parto difficilissimo, non mi nutrivo: fece ricorso al Prevosto che le disse: “Va’ a casa, Maria, che il tuo Umbertino si nutrirà e vivrà”; inoltre, mi ricordava le omelie e le dottrine di Don Mojoli, ed evidenziava che erano ricche di citazioni dei Santi Padri.
Di questo mio insigne Prevosto conservo come reliquie varie opere di S. Gerolamo, S. Ambrogio, S. Ireneo, S. Ilario di Poitiers, ecc.: me le aveva cedute l’allora Don Leone Algisi che era mio compaesano e Professore in Seminario e mi voleva bene.
La tomba di Don Mojoli era sempre ornata di fiori freschi e di quadretti con le iniziali G.R.: la gente era assai devota a questo santo sacerdote, e ricordo che, quando il suo successore Don Giovanni Pellegrinelli fece affrescare dai pittori Manini la cupola della prepositurale, mia mamma, durante una ‘congrega’ delle donne, ardì richiamarlo energicamente perché, fra i vari personaggi, non aveva fatto ritrarre il ‘suo’ Don Moioli.
Così pure, sempre a Trescore, ci sono vari monumenti funebri ai Parroci, fra cui un certo Zenoni e Don Paganelli…, e tanti altri ritenuti in concetto di santità.
Quando ero in Seminario a Bergamo (ginnasio e liceo), in comitiva con i miei compagni, ci recavamo a Sorisole: qui molte persone, partendo dal Prevosto locale, ci parlavano in termini piamente stupiti ed elogiativi di questo pastore umile e santo, Don Giovanni Antonio Rubbi, “ol Preost sant”, ne mettevano in luce le doti, le virtù e le opere, i frutti dell’apostolato, ne conservavano gelosamente la “memoria”, lo pregavano per la loro personale crescita spirituale e per il miglioramento di tutti i buoni fedeli di Sorisole: il popolo l’aveva già proclamato santo: mi veniva in mente l’espressione: “Vox populi, vox Dei” e quanto mi avevano insegnato i miei genitori.
Non per caso, ma penso per grazia di Dio, ho avuto il dono di abitare, di fronte alla prepositurale, nella ex casa Calvi di Via Don Rubbi, 19: qui si rifugiò e si rifocillò, con cioccolata e pane, Suor Amabilia Fortunata, “graziata” per intercessione di Don Rubbi (Cfr. Don Giovanni Antonio Rubbi “ol Preost sant”, Sorisole, Bergamo – Istituto Grafico Litostampa, Gorle 1971, pp. 95 – 98).
Quando vengo a Sorisole e il Prevosto mi invita per le Confessioni, o per celebrazioni solenni, non manco mai di sostare davanti alla sua tomba, che è accanto all’altare della Madonna; spesso faccio cenno a Don Rubbi, padre e patrono della fede dei padri e di tutti quanti noi di Sorisole; mi onoro di leggere una commemorazione e di pregarlo: ogni giorno, pensando a lui, recito un “Gloria”.
Sono convinto che questo sacerdote, al di là di ogni perplessità, o interrogativo, che può aver suscitato la sua persona e il suo operato, merita una attenzione particolare da parte di noi bergamaschi: abbiamo avuto parecchi santi e beati, ma nessuno di essi fu parroco.
Riagganciandomi a quanto scritto all’inizio di questa mia testimonianza, sono convinto che Don Rubbi, tolto da sotto il moggio e riconosciuto ufficialmente venerabile, beato, santo…, sarebbe legittimamente la sintesi della innumerevole schiera di “Preoscc sancc” della nostra amata Diocesi che hanno guidato i passi dei nostri antenati e che sono pur sempre i nostri padri nella fede, nonché il benevolo protettore e il luminoso modello per i Parroci del futuro: la santità è di tutti i sacerdoti e di tutti i tempi per la santificazione del popolo di Dio.