Sorisole, 15 Marzo 2011
Sotto la protezione dei nostri Santi Patroni Pietro e Paolo, iniziamo questa suggestiva celebrazione.
L’incontro di questa sera oramai sta diventando tradizionale, si rinnova di anno in anno, e vede raccolti attorno all’altare di Gesù voi, cari fedeli di Sorisole.
Ringrazio il Prevosto Don Giuseppe che mi ha affidato l’onore di presiedere la concelebrazione, e saluto tutti quanti voi, che amate Gesù, e da Gesù siete amati.
Voi intendete far memoria del vostro illustre e tanto amato Prevosto Don Antonio Rubbi, singolare e luminosa figura del Clero bergamasco.
Lo ricordate anche insieme con gli altri nostri Sacerdoti, e non dimenticate i defunti che sono sempre nel nostro cuore.
Siamo qui riuniti per innalzare preghiere al Signore perché i frutti dell’apostolato di questo pastore umile e santo rivivano in ciascun battezzato di questa gloriosa comunità parrocchiale.
La presenza di numerose e devote persone testimonia i meriti di Don Rubbi che non si sono certo cancellati con il passar del tempo.
In tal modo, cari fedeli di Sorisole, riaffermate la pia e costante venerazione per questo “padre nella fede” che, dal cielo, assiste voi suoi parrocchiani.
Infine, tutti insieme, imploriamo benedizioni e grazie su tutti i componenti della nostra comunità, sulle nostre famiglie, specialmente sui bambini, i ragazzi, i giovani, gli anziani e gli ammalati; e preghiamo per tutta la nostra Diocesi.
Nella presente celebrazione eucaristica facciamo memoria del pio transito del nostro “Preost Sant”, Don Antonio Rubbi, avvenuto il 15 marzo 1785, esattamente 225 anni or sono. Tutta Europa si commosse… Noi sentiamo che continua a vivere tra noi con la sua presenza vibrante che rafforza la nostra fede in ciò in cui lui ha creduto, predicato e praticato a bene delle anime e a gloria di Dio. Quella di Don Rubbi è una presenza che non tramonterà mai a Sorisole e speriamo che si avverta anche altrove. In vita, con le sue virtù eroiche, da taumaturgo, ha operato molteplici guarigioni , ma nello stesso tempo ha operato anche grandi prodigi di conversione che sono rimasti per lo più nel segreto delle coscienze.
Associato alla passione e morte di Gesù Cristo in Croce ha prolungato nel tempo la salvezza del mondo. Cristo non ha salvato il mondo coi suoi miracoli, ma con la sua morte in Croce, anche se i miracoli sono una testimonianza dell’amore con cui ha accettato d’immolarsi sulla croce. Gesù Cristo comunque ha lasciato spazio a tutti quelli che vogliono associarsi a lui per la salvezza del mondo. Così è avvenuto, ad esempio, per l’apostolo Paolo, come per Don Rubbi, che ha accettato di completare nella propria carne ciò che manca ai patimenti di Cristo nelle sue membra che è la Chiesa. Ecco perché si continua a credere a Don Rubbi anche a distanza di secoli ed ecco perché Don Rubbi potè operare prodigi in vita e in morte.
E’ come una sorgente che conserva il suo gettito perenne, che non delude quanti vi si recano ad attingere grazie e favori divini. I santi sono in continuo riferimento a Cristo. Lui è la sorgente inesauribile di santità e di grazia della divina misericordia per l’uomo peccatore, mentre i santi ne sono i canali distributori. Ci vogliono quindi i santi per fare i santi. Giustamente il vescovo di Bergamo ha nominato, il 18 ottobre 1996, una commissione storica per la ricerca dei documenti idonei a dimostrare la eroicità delle virtù di Don Antonio Rubbi. L’indagine ha avuto un risultato, più che positivo, sorprendente. Gli stessi incaricati che ritenevano quella ricerca una perdita di tempo, dovettero ammettere, se è lecito il paragone, che il santo curato d’Ars è più piccolo del nostro Don Rubbi, di fama europea senza confronti con altri personaggi del suo tempo.